Per colpa di Marco Taradash che lo ha segnalato, stamattina ho letto l’articolo della Meloni sul Foglio e mi sono rovinato la giornata. Scrivo dopo aver contato fino a mille, ma non sono sicuro che riuscirò ad evitare di insultare la Suddetta. Che dice nell’articolo? Parla di presidenzialismo. E fin qua… niente di male. La più grande democrazia al mondo, gli Stati Uniti, sono una repubblica presidenziale. Che male c’è? Nessuno. Nessuno, se però il potere del presidente è bilanciato da una serie di pesi e contrappesi istituzionali, se è controllato da una società civile colta e pulsante, da una stampa libera e fiera della propria indipendenza, da una magistratura autonoma e da un potere legislativo non asservito all’esecutivo. Negli Stati Uniti quei contropoteri si sono visti in azione contro Trump ed è stato uno spettacolo commovente. I padri costituenti hanno lavorato bene. Eppure la Suddetta tutto ciò lo considera nient’altro che un intralcio al volere del presidente che, eletto dal direttamente dal popolo, ne rappresenta la volontà ed è quindi onnipotente. Onnipotente sì, se la sovranità appartiene al popolo e il presidente la incarna in pieno, allora ogni ostacolo che dovesse frapporsi alla sua azione, sarebbe un insulto alla volontà popolare. Così, teorizza la Suddetta, si arriverebbe a una “democrazia decidente”, “senza oscuri riti parlamentaristi”. Ecco il punto, l’attacco al parlamento, al vuoto chiacchiriccio delle democrazie. Sono secoli che gli autocrati di ogni colore si scagliano contro i parlamenti, in nome del popolo. Ma sono certo che la Suddetta, (riconto fino a mille) non sa (e l’ignoranza non è una scusante) di essere in buona compagnia nel teorizzare queste cose… Per Engels “il Parlamento è un ciarlatorio nazionale” in cui si svolge una “tediosa battaglia di parole”. Per Lenin “schiacciare il popolo nel parlamento: è questa la vera essenza del parlamentarismo borghese”. Nel Mein Kampf Hitler ritiene che il sistema parlamentare altro non sia che una “mostruosità di lerciume e fuoco, in cui, per mio dispiacere, il fuoco sembra essersi estinto troppo rapidamente”. E più oltre scrive: “Il giovane movimento (Il nazismo ndr) è di carattere anti-parlamentare sia nella sua essenza che nell’organizzazione. (…) Il movimento è per il principio dell’autorità incontrastata del leader, sia nelle cose piccole che in quelle grandi“. La Suddetta non sa che tutto ciò che abbiamo costruito in Occidente è il prodotto di una cosa molto semplice: l’aver imbrigliato il potere, aver creato una serie di fortezze e casematte (Gramsci lo sapeva bene, per questo voleva annientale) in grado di subordinare l’arbitrio del potere al primato del diritto. Ogni despota pretende di essere lui e lui solo l’incarnazione della volontà del popolo e l’unico a conoscere cosa sia ciò che per il popolo è bene e male, giusto e ingiusto. Ne consegue che chiunque si opponga o critichi il despota diviene automaticamente un nemico del popolo, che non merita più di vivere. Eliminare quanto si frappone fra il potere e il popolo, togliere le briglie che si sono imposte al Leviatano, dopo secoli di lotte, è il sogno di ogni dittatore, e non significa affatto dare vita a una “democrazia decidente” (la Meloni sa che sta indegnamente citando Craxi?), che è una cosa che vive all’interno dell’ordine liberale, ma significa stravolgere quelle strutture liberali che hanno fatto il miracolo occidentale e spalancare le porte a quel dispotismo asiatico che ha solo prodotto terrore e miseria.
Confesso che provo un certo divertimento nel vedere sbraitare il vate di Venezia (Cacciari) che a tavolino disfa governi, pianifica alleanze, sbuffa, borbotta, ma per fortuna, mai nessuno gli dà retta. E così anche nel Leggi tutto…
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Pesi e contrappesi
Pubblicato da Redazione il
Per colpa di Marco Taradash che lo ha segnalato, stamattina ho letto l’articolo della Meloni sul Foglio e mi sono rovinato la giornata. Scrivo dopo aver contato fino a mille, ma non sono sicuro che riuscirò ad evitare di insultare la Suddetta.
Che dice nell’articolo? Parla di presidenzialismo. E fin qua… niente di male. La più grande democrazia al mondo, gli Stati Uniti, sono una repubblica presidenziale. Che male c’è? Nessuno.
Nessuno, se però il potere del presidente è bilanciato da una serie di pesi e contrappesi istituzionali, se è controllato da una società civile colta e pulsante, da una stampa libera e fiera della propria indipendenza, da una magistratura autonoma e da un potere legislativo non asservito all’esecutivo. Negli Stati Uniti quei contropoteri si sono visti in azione contro Trump ed è stato uno spettacolo commovente. I padri costituenti hanno lavorato bene.
Eppure la Suddetta tutto ciò lo considera nient’altro che un intralcio al volere del presidente che, eletto dal direttamente dal popolo, ne rappresenta la volontà ed è quindi onnipotente.
Onnipotente sì, se la sovranità appartiene al popolo e il presidente la incarna in pieno, allora ogni ostacolo che dovesse frapporsi alla sua azione, sarebbe un insulto alla volontà popolare.
Così, teorizza la Suddetta, si arriverebbe a una “democrazia decidente”, “senza oscuri riti parlamentaristi”.
Ecco il punto, l’attacco al parlamento, al vuoto chiacchiriccio delle democrazie.
Sono secoli che gli autocrati di ogni colore si scagliano contro i parlamenti, in nome del popolo. Ma sono certo che la Suddetta, (riconto fino a mille) non sa (e l’ignoranza non è una scusante) di essere in buona compagnia nel teorizzare queste cose…
Per Engels “il Parlamento è un ciarlatorio nazionale” in cui si svolge una “tediosa battaglia di parole”. Per Lenin “schiacciare il popolo nel parlamento: è questa la vera essenza del parlamentarismo borghese”. Nel Mein Kampf Hitler ritiene che il sistema parlamentare altro non sia che una “mostruosità di lerciume e fuoco, in cui, per mio dispiacere, il fuoco sembra essersi estinto troppo rapidamente”. E più oltre scrive: “Il giovane movimento (Il nazismo ndr) è di carattere anti-parlamentare sia nella sua essenza che nell’organizzazione. (…) Il movimento è per il principio dell’autorità incontrastata del leader, sia nelle cose piccole che in quelle grandi“.
La Suddetta non sa che tutto ciò che abbiamo costruito in Occidente è il prodotto di una cosa molto semplice: l’aver imbrigliato il potere, aver creato una serie di fortezze e casematte (Gramsci lo sapeva bene, per questo voleva annientale) in grado di subordinare l’arbitrio del potere al primato del diritto.
Ogni despota pretende di essere lui e lui solo l’incarnazione della volontà del popolo e l’unico a conoscere cosa sia ciò che per il popolo è bene e male, giusto e ingiusto. Ne consegue che chiunque si opponga o critichi il despota diviene automaticamente un nemico del popolo, che non merita più di vivere.
Eliminare quanto si frappone fra il potere e il popolo, togliere le briglie che si sono imposte al Leviatano, dopo secoli di lotte, è il sogno di ogni dittatore, e non significa affatto dare vita a una “democrazia decidente” (la Meloni sa che sta indegnamente citando Craxi?), che è una cosa che vive all’interno dell’ordine liberale, ma significa stravolgere quelle strutture liberali che hanno fatto il miracolo occidentale e spalancare le porte a quel dispotismo asiatico che ha solo prodotto terrore e miseria.
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I cattivi consigliori
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Il problema è la domanda
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Vogliono i colonnelli…
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