Stavo leggendo sul New York Times della passione dei cinesi per i robot: c’è il robot che sorveglia le stazioni e si chiama E-Patrol Robotic Sheriff, c’è quello che fa Tai Chi e c’è anche il robot cameriere, che fa impazzire gli avventori. Eppure… pare che il robot sceriffo, guardiano delle stazioni, si lasci distrarre troppo: si fa troppi selfie con i viaggiatori e si è perso qualche incendio. Stesso problema ha il robot cameriere, che però ha anche altri guai da risolvere: ha parecchie difficoltà a portare le zuppe, sopratutto in curva. Così invece di vedere minacciato il loro posto di lavoro dal collega artificiale i colleghi in carne ed ossa devono rimediare ai guai che combina. Ma allora, viene da chiedersi, a che servono questi robot cinesi se nemmeno sanno fare il proprio lavoro? La risposta forse è semplice. Servono a fare scena, spettacolo, a dare la sensazione che la Cina sia una grande potenza tecnologica e aumentare così il consenso verso il governo che sta conducendo il paese a vincere la battaglia tecnologica con gli Stati Uniti, almeno così strombazza la propaganda di partito. Ma in realtà. La Cina moderna usa i robot come i mandarini imperiali usavano la polvere da sparo, non per caricarci i fucili ma per fare i fuochi d’artificio ed allietare i sudditi e la corte. La Cina, in altri termini, usa i robot per divertire i suoi cittadini, ma resta indietro nella ricerca in campo robotico. Nel 1793 Lord Macartney all’imperatore Qialong portò in dono due cannoni della migliore fattura. Il vecchio imperatore disse che non sapeva che farsene di quella ferraglia, scacciò gli inglesi e chiuse loro in faccia le porte della Cina. Quando gli europei si stufarono di andare ad inginocchiarsi davanti all’Imperatore e usarono la forza per aprire quelle porte, la Cina crollò come un castello di carte e i fuochi d’artificio non servirono a nulla. Questo accadeva con la prima Guerra dell’Oppio quella del 1839-1942 e quando gli inglesi conquistarono Pechino trovarono all’interno della città proibita i cannoni portati da Lord Macartney ancora imballati.
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I robot cinesi e i fuochi d’artificio
Pubblicato da Redazione il
Stavo leggendo sul New York Times della passione dei cinesi per i robot: c’è il robot che sorveglia le stazioni e si chiama E-Patrol Robotic Sheriff, c’è quello che fa Tai Chi e c’è anche il robot cameriere, che fa impazzire gli avventori.
Eppure… pare che il robot sceriffo, guardiano delle stazioni, si lasci distrarre troppo: si fa troppi selfie con i viaggiatori e si è perso qualche incendio. Stesso problema ha il robot cameriere, che però ha anche altri guai da risolvere: ha parecchie difficoltà a portare le zuppe, sopratutto in curva. Così invece di vedere minacciato il loro posto di lavoro dal collega artificiale i colleghi in carne ed ossa devono rimediare ai guai che combina.
Ma allora, viene da chiedersi, a che servono questi robot cinesi se nemmeno sanno fare il proprio lavoro? La risposta forse è semplice. Servono a fare scena, spettacolo, a dare la sensazione che la Cina sia una grande potenza tecnologica e aumentare così il consenso verso il governo che sta conducendo il paese a vincere la battaglia tecnologica con gli Stati Uniti, almeno così strombazza la propaganda di partito.
Ma in realtà. La Cina moderna usa i robot come i mandarini imperiali usavano la polvere da sparo, non per caricarci i fucili ma per fare i fuochi d’artificio ed allietare i sudditi e la corte. La Cina, in altri termini, usa i robot per divertire i suoi cittadini, ma resta indietro nella ricerca in campo robotico.
Nel 1793 Lord Macartney all’imperatore Qialong portò in dono due cannoni della migliore fattura. Il vecchio imperatore disse che non sapeva che farsene di quella ferraglia, scacciò gli inglesi e chiuse loro in faccia le porte della Cina.
Quando gli europei si stufarono di andare ad inginocchiarsi davanti all’Imperatore e usarono la forza per aprire quelle porte, la Cina crollò come un castello di carte e i fuochi d’artificio non servirono a nulla.
Questo accadeva con la prima Guerra dell’Oppio quella del 1839-1942 e quando gli inglesi conquistarono Pechino trovarono all’interno della città proibita i cannoni portati da Lord Macartney ancora imballati.
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I cattivi consigliori
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Il problema è la domanda
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Vogliono i colonnelli…
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