Il dramma di tutta questa storia è che i partiti populisti hanno aggregato un consenso intorno a delle falsità. Il progresso tecnologico sta provocando un cambio di paradigma economico e sociale, che una grossa parte delle istituzioni (la scuola, la pubblica amministrazione) e della persone non ha i mezzi per affrontare. Chiudono i negozi di quartiere e le grandi catene commerciali, sono in affanno avvocati e operai non specializzati, commercialisti e bancari e la colpa non è né dell’Europa né dell’euro, ma dall’assenza di una politica in grado di guardare al futuro e programmare il presente, di cittadini che non hanno studiato e imprese che non hanno innovato e ora invocano un reddito di cittadinanza e svalutazioni competitive, quest’ultime che sono poi tra le principali cause dei nostro ritardo.
È facile dare la colpa al complotto delle banche, è facile prendersela con la Merkel come se fosse un despota d’altri tempi, è facile, come fa quell’irresponsabile di Salvini, dire che c’è un piano internazionale per distruggere l’Italia. Troppo facile, prendersela con gli altri e non riconoscere le proprie colpe e le proprie mancanze. Le colpe sono soprattutto nostre, ciascuno di noi si porta le proprie. Poi l’Europa è una costruzione imperfetta, i tedeschi hanno i loro difetti e la Merkel pure. Ma questo non ci solleva dalle nostre colpe.
È facile, catartico e balsamico pensare che le colpe sono altrove, ma la realtà è più dura delle pietre e quando saremo usciti dall’euro convinti di aver spezzato le reni alla Germania, vinto la finanza plutocratico massonica, e esserci impossessati di nuovo del nostro destino e della nostra moneta, allora dovremo prendere atto della realtà e cioè che siamo un paese arretrato rispetto agli altri nostri partner industriali, indebitato all’inverosimile, con una piccola parte che lavora, rischia e produce e il resto che ciarla. I paesi che hanno innovato, i cittadini che si sono impegnati studiando e accettando le sfide della contemporaneità progrediscono e si arricchiscono, gli altri, come noi, boccheggiano a causa dei propri errori.
Ci vorrebbe un bagno di realtà per questo paese. Un lungo bagno di realtà perché puzza ormai in maniera insopportabile di retorica fascista.
Confesso che provo un certo divertimento nel vedere sbraitare il vate di Venezia (Cacciari) che a tavolino disfa governi, pianifica alleanze, sbuffa, borbotta, ma per fortuna, mai nessuno gli dà retta. E così anche nel Leggi tutto…
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Le nostre colpe
Pubblicato da Redazione il
Il dramma di tutta questa storia è che i partiti populisti hanno aggregato un consenso intorno a delle falsità. Il progresso tecnologico sta provocando un cambio di paradigma economico e sociale, che una grossa parte delle istituzioni (la scuola, la pubblica amministrazione) e della persone non ha i mezzi per affrontare. Chiudono i negozi di quartiere e le grandi catene commerciali, sono in affanno avvocati e operai non specializzati, commercialisti e bancari e la colpa non è né dell’Europa né dell’euro, ma dall’assenza di una politica in grado di guardare al futuro e programmare il presente, di cittadini che non hanno studiato e imprese che non hanno innovato e ora invocano un reddito di cittadinanza e svalutazioni competitive, quest’ultime che sono poi tra le principali cause dei nostro ritardo.
È facile dare la colpa al complotto delle banche, è facile prendersela con la Merkel come se fosse un despota d’altri tempi, è facile, come fa quell’irresponsabile di Salvini, dire che c’è un piano internazionale per distruggere l’Italia. Troppo facile, prendersela con gli altri e non riconoscere le proprie colpe e le proprie mancanze. Le colpe sono soprattutto nostre, ciascuno di noi si porta le proprie. Poi l’Europa è una costruzione imperfetta, i tedeschi hanno i loro difetti e la Merkel pure. Ma questo non ci solleva dalle nostre colpe.
È facile, catartico e balsamico pensare che le colpe sono altrove, ma la realtà è più dura delle pietre e quando saremo usciti dall’euro convinti di aver spezzato le reni alla Germania, vinto la finanza plutocratico massonica, e esserci impossessati di nuovo del nostro destino e della nostra moneta, allora dovremo prendere atto della realtà e cioè che siamo un paese arretrato rispetto agli altri nostri partner industriali, indebitato all’inverosimile, con una piccola parte che lavora, rischia e produce e il resto che ciarla. I paesi che hanno innovato, i cittadini che si sono impegnati studiando e accettando le sfide della contemporaneità progrediscono e si arricchiscono, gli altri, come noi, boccheggiano a causa dei propri errori.
Ci vorrebbe un bagno di realtà per questo paese. Un lungo bagno di realtà perché puzza ormai in maniera insopportabile di retorica fascista.
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I cattivi consigliori
Confesso che provo un certo divertimento nel vedere sbraitare il vate di Venezia (Cacciari) che a tavolino disfa governi, pianifica alleanze, sbuffa, borbotta, ma per fortuna, mai nessuno gli dà retta. E così anche nel Leggi tutto…
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Il problema è la domanda
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Vogliono i colonnelli…
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